Author: LOREDANA CARENA

Qual è il rapporto tra le neuroscienze e le diverse declinazioni della narrazione? Ce lo spiega Marco La Rosa, fondatore di neurowebcopywriting.com

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sembra essere diventata la chiave di volta di molti settori e, per taluni aspetti, viene vista come come un incombente pericolo per alcune categorie di lavoratori, come, ad esempio, educatori, content creator, manager, giornalisti e scrittori, è quasi d’obbligo chiedersi come vengano elaborate le informazioni nel nostro cervello e quale relazione ci sia con l’intelligenza artificiale.

Sicuramente un aiuto arriva dal recente saggio Neuroscienze della narrazione del divulgatore scientifico e #blogger, Marco La Rosa, dove viene sviluppata un’accurata disanima del forte impatto che le #neuroscienze hanno sulla nostra vita quotidiana, anche quando non ce ne rendiamo conto direttamente, e che rapporto ci sia con la narrazione.

Uno dei punti cardine della comunicazione è proprio la narrazione, ovvero tutto ciò che dà origine ad una sequenza di fatti e di idee; per cui non solo la letteratura, ma anche le arti figurative, il cinema, la musica, la pubblicità e il teatro sono forme di narrazione che possono essere esaminate alla luce degli studi neuroscientifici.

In che modo il nostro cervello elabora reazioni e comportamenti agli stimoli? In modo modulare o secondo degli algoritmi? Che rapporto c’è tra emozione e ragione? Il neuroscienziato Antonio Damasio, ad esempio, non sostiene il dualismo emozione-ragione, da lui definito “l’errore di #Cartesio”, e considera le emozioni come parte integrante e fondante del processo cognitivo. Inoltre secondo una visione darwiniana le #emozioni sono fattori evolutivamente utili.

La mente umana si può paragonare al #computer? Secondo il biologo e premio Nobel per la medicina Gerald #Edelman la metafora mente-computer non è sostenibile, poiché il cervello cambia configurazione per adattarsi alle diverse situazioni e non elabora, semplicemente, delle informazioni seguendo codici ed algoritmi forniti in precedenza. Il computer, inoltre, non è empatico, quindi, non ha un sistema morale e valoriale che gli permetta di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. E’ proprio questo aspetto uno dei limiti dell’intelligenza artificiale che è da tenere in considerazione quando si utilizza #ChatGPT, ad esempio, per la creazione di un testo.

Inoltre la conoscenza è un processo di apprendimento che non si esaurisce nella materia grigia, ma è determinato anche da altri fattori come la storia evolutiva sia personale sia genetica. La conoscenza, quindi, è il risultato della combinazione della mente e del corpo.

Gli studi neuroscientifici si possono applicare ai diversi ambiti della narrazione determinando dei cambiamenti nello storytelling in base alle finalità che si vogliono raggiungere nel fruitore. In ambito artistico la #neuroarte ha confermato il potere trasformativo della grande #arte sulla mente delle persone e ha focalizzato l’attenzione sul complesso fenomeno psichico che è il godimento estetico di un’opera.

Una ricerca, condotta con la risonanza magnetica funzionale, ha rilevato che l’esperienza del sublime e l’esperienza del bello, di cui la prima più coinvolgente ed intensa della seconda, attivano aree cerebrali diverse. Attraverso le neuroscienze si è anche scoperto che l’arte astratta risulta più difficile da capire e meno coinvolgente emotivamente rispetto all’arte figurativa, ma capace di sollecitare maggiormente emozioni #positive.

Un nuovo campo d’indagine neuroscientifica è la #neuropolitica che, in futuro, potrebbe portare dei risultati importanti ed interessanti. Da alcuni studi pubblicati nel 2007 emerge che il cervello delle persone che votano a destra ha più sostanza grigia nell’amigdala, mentre quelle di sinistra nella corteccia cingolata anteriore, un’area attiva nella gestione dei conflitti.

L’impatto delle nuove tecnologie sulle diverse forme di narrazione non è da sottovalutare e come scrive Marco La Rosa “la combinazione di neuroscienze, #bot, intelligenza artificiale e profilazione digitale prefigura l’avvento della propaganda cognitiva, una nuova forma di propaganda intelligente in grado di adattarsi alla #psicologia dell’individuo“.

Per “difendersi” è necessario sviluppare una capacità critica e sostenere quella che la biologa, giurista e filosofa Nita A. Farahany definisce “libertà cognitiva” a cui si affianca il diritto all’autodeterminazione, ovvero la pretesa che nessuno interferisca nei nostri processi cognitivi e decisionali.

Chi è Marco La Rosa?

Blogger, content strategist,  SEO expert e web copywriter, Marco La Rosa è specializzato in UX design e Inbound marketing e collabora con alcune agenzie di comunicazione digitale sia italiane sia estere. Nel corso della sua esperienza professionale ha approfondito i settori del digital marketing  e della comunicazione tramite i nuovi media.

Ha collaborato, nei primi anni del 2000, alla realizzazione di alcuni documentari andati in onda su #Rai2 e #Rai3.

Nel 2019 ha fondato neurowebcopywriting.com, il primo #blog italiano dedicato all’applicazione delle neuroscienze alla comunicazione. Nel 2021 pubblica per la casa editrice #Hoepli Neurocopywritingun manuale per ottimizzare i contenuti digitali utilizzando le scoperte delle neuroscienze e delle scienze cognitive.

INFORMAZIONI

Marco La Rosa, Neuroscienze della narrazione. Lo storytelling nell’era delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale,Milano, Editore Ulrico Hoepli, 2024.

 

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